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Cripto ignoto
Obiettivi di oggi:
— Stablecoin e cripto populismo
— Crypto & cocaine
— Cripto allarmi
Numero 3
Ratio vos salutat.
Omne ignotum pro magnifico - tutto ciò che è sconosciuto è sublime - scriveva lo storico romano Publio Cornelio Tacito nell’Agricola. Ma senza ingannarci: l’ignoto non è sublime in quanto tale, occultando ogni sfumatura tra spavento e meraviglia, ma per la possibilità che offre di scoprire, conoscere e apprendere cose nuove, strappandole a quel velo di invisibilità e mistero in cui si nascondono.
Questa voglia di scoperta ci guida nell’esplorazione di uno degli ignoti più affascinanti, complessi e pericolosi del nostro tempo: il settore delle criptovalute. Un universo che, dietro la sua promessa di semplificazione e innovazione, nasconde dinamiche e rischi che a oggi sembrano strutturali.
Per capirci qualcosa abbiamo chiesto a Beniamino Irdi, di raccontarci cosa cambia con l’approvazione del Genius act da parte dell’amministrazione Trump. Poi osserveremo il legame tra cripto e traffico di droga, come svelato in uno degli ultimi paper del prof. Antonio Parbonetti. Infine, faremo una panoramica di cosa dicono istituzioni ed enti internazionali sui rischi di riciclaggio, evasione delle sanzioni e finanziamento del terrorismo collegati alle criptovalute.
Buona lettura.
Kevin Carboni | Ufficio stampa Rozes |
Grandi numeri
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Come riporta Chainalysis, è la stima in dollari, al ribasso, del valore totale delle transazioni illecite in criptovaluta avvenute nel 2024. Il 65% delle quali è rappresentato da stablecoin.
Stablecoin e cripto populismo: i rischi del soft power digitale secondo Trump

Cos’è il Genius Act? Il Guiding and establilshing national innovation for U.S. stablecoin act dell’amministrazione Trump? Al di là del nome autocelebrativo, da quale visione strategica è guidato? Cosa porta agli Stati Uniti e cosa comporta per l’Unione europea che si sta muovendo in direzione diametralmente opposta?
Ce lo spiega Beniamino Irdi, esperto di minacce ibride, ha lavorato a lungo per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è Non Resident Fellow presso l’Atlantic Council e CEO di HIgh Ground, political risk consultancy partner per Rozes.
L’orientamento dell’amministrazione Trump verso le stablecoin riflette una precisa visione strategica: affermare l’egemonia del dollaro anche nello spazio digitale, evitando di dover affrontare il complesso di norme stringenti che dovrebbero accompagnare l’emissione di una valuta digitale pubblica – Central bank digital currency (CBDC). La contrarietà dell’amministrazione Trump alla CBDC non è solo tecnica, ma espressione di una più ampia battaglia ideologica a favore di un modello monetario decentralizzato privato. Con il GENIUS Act, Trump ha inaugurato l’american way dell’era cripto-finanziaria, favorendo l’emissione di stablecoin private ancorate al dollaro. La norma delinea un sistema in cui soggetti autorizzati – banche, cooperative e fintech – potranno emettere criptovalute stabili, a condizione che siano garantite da riserve in dollari o in titoli del Tesoro statunitense.
Questa apertura solleva importanti interrogativi. Diversi organismi internazionali hanno più volte segnalato i rischi crescenti connessi ai cripto-asset, in particolare alle stablecoin, sempre più utilizzate per transazioni illecite, riciclaggio, elusione fiscale e finanziamento del terrorismo. Anche in presenza di stablecoin regolamentate, l’interoperabilità con ecosistemi opachi della finanza decentralizzata continua a vanificare gran parte degli sforzi di tracciabilità Anti-Money Laundering (AML).
Questi strumenti rappresentano inoltre un canale sempre più sfruttato da attori come Russia, Iran e Corea del Nord per finanziare campagne ibride e aggirare le sanzioni internazionali. Una recente indagine dell’Economist ha messo in luce come Tether, una delle cripto-valute più scambiate al mondo, sia stata usata per ripulire denaro sporco attraverso un network criminale transnazionale che includeva anche hacker russi e membri dell’intelligence di Mosca. Mentre da dicembre 2024, secondo il Financial Times, oltre 9 miliardi di dollari sono stati movimentati attraverso la piattaforma kirghisa Grinex utilizzando il token A7A5, stablecoin creata da Ilan Shor, politico moldavo filorusso, sotto sanzioni UE e attualmente rifugiato in Russia. Il token, definito anche come uno stable-rouble, sarebbe coperto da fondi della Promsvyazbank, banca russa al servizio del complesso militare-industriale del Cremlino, anch’essa oggetto di sanzioni.
Sullo sfondo di un’Unione Europea intenta a rafforzare la tracciabilità end-to-end dei cripto-asset, la divergenza di approccio tra le due sponde dell’Atlantico appare sempre più marcata. L’Europa punta a integrare le criptovalute nel perimetro delle regole esistenti, mentre la nuova amministrazione Trump sembra voler costruire un sistema parallelo, in cui le stablecoin agiscano come strumento di soft power globale.
Se gli Stati Uniti hanno dunque scelto di regolamentare il futuro delle stablecoin con un impianto permissivo e orientato al primato del dollaro, l’Europa potrebbe percorrere una strada diversa. L’UE potrebbe sviluppare stablecoin in euro affidabili, trasparenti e integrate con i presidi normativi esistenti, puntando su tracciabilità end-to-end, governance solida e piena conformità agli standard AML/KYC. Accanto all’impulso regolatorio dato dal MiCA (Markets in Crypto-Assets Regulation), serve un’alleanza concreta tra settore pubblico e privato per costruire soluzioni interoperabili che possano competere a livello globale. Ciò permetterebbe di non subire passivamente l’arbitraggio regolatorio americano e contribuire, invece, a rafforzare la sovranità tecnologica e monetaria europea.
Questo auspicio si scontra però con un contesto istituzionale ancora poco favorevole. Nonostante il quadro normativo introdotto dal MiCA lo consenta, le banche centrali – inclusa la BCE – mantengono un atteggiamento prudente e raramente incentivano iniziative di stablecoin da parte di soggetti privati. In Italia, per esempio, l’ambiente autorizzativo resta rigido e finora nessun operatore ha avviato iniziative concrete. Il rischio è che si crei un chilling effect che scoraggi l’innovazione, lasciando spazio ad attori esteri più aggressivi e incontrollabili.
Crypto and cocaine: how do criminals behave after large drug seizures?

L’attività illecita delle grandi organizzazioni criminali non è più distinguibile dal cybercrime e le criptovalute sono il grasso che olia gli ingranaggi del nuovo mondo criminale. Il paper Crypto and Cocaine mette nero su bianco questa relazione, svelando come, nei giorni immediatamente successivi a un sequestro di droga, si verifichino aumenti significativi sia nel numero che nel valore delle transazioni in criptovalute.
Questo fenomeno è legato alla necessità delle organizzazioni criminali di riacquistare rapidamente le scorte perse e garantire la “continuità del business”. L’aspetto più sorprendente però, riguarda la direzione di questi flussi: non avvengono all’interno dei mercati “neri” del deep web o tra entità già note come illecite, ma partono da entità regolamentate e palesi per finire su piattaforme regolamentate e non associate ai mercati illeciti.
Ciò suggerisce un uso strategico di entità apparentemente pulite da parte dei criminali, che le usano per spostare fondi in ambiti meno tracciabili al momento del bisogno.
Link al paper per approfondire: Crypto and cocaine: how do criminals behave after large drug seizures?
Cripto allarmi: cosa dicono istituzioni ed enti

La maggior parte delle attività illecite on-chain, cioè quelle che avvengono direttamente sulla blockchain e dovrebbero essere sicure e trasparenti, vengono fatte tramite stablecoin. Questo è l’assunto che sentirete ripetere in ogni report relativo alle criptovalute che vi capiterà sotto mano. O almeno è quello che è successo a noi leggendo i report sul tema della Financial action task force (FATF), dell’European banking authority (EBA), dell’Anti-money laundering authorithy (AMLA), dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia, dell’Office of sanctions implementation del Regno Unito e anche di privati come Chianalysis.
Giusto ieri, giovedì 28 agosto 2023, FATF ha pubblicato il toolkit Introduction to the money laundering national risk assesment, in cui dedica un capitolo su quattro ai virtual assets e i virtual asset service provider.
In estrema sintesi, tutti questi report evidenziano la crescita delle criptovalute, e delle stablecoin in particolare, come asset strategico per il crimine finanziario e per uno spettro di attori malevoli che va dalla Repubblica Democratica di Corea fino ai gruppi neonazisti. Gli approcci decentralizzati e permissivi vanno a sostenere e alimentare questa tendenza, rendendo vani gli sforzi di vigilanza e controllo.
Per approfondire senza leggervi i report per intero di seguito trovate le nostre sintesi da leggere in 60 secondi.
Rapporto cripto di FATF
Rapporto cripto Office of financial sanctions implementation
Rerum Publicarum

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