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Il futuro della lotta alla mafia
Obiettivi di oggi:
— Anticipare l’infiltrazione mafiosa con gli algoritmi
— Meno mafia, più ricchezza per tutti: lo dice la BCE
— Ridefinire il concetto di responsabilità di impresa
Numero 1
Ratio vos salutat. Dante e i suoi contemporanei chiamavano la lingua latina semplicemente gramatica, alludendo al suo essere “lingua di cultura regolata e convenzionale” tra gli esperti.
Da qui nasce il termine grammatica con il significato che conosciamo oggi, cioè il complesso di norme che costituiscono il particolare modo di essere di una lingua.
Rozes | Ratio nasce con l’ambizione di diventare una specie di gramatica del rischio finanziario, una fonte comune in cui trovare il crescente complesso di informazioni che costituiscono il particolare modo di essere di questo settore.
Abbiamo quindi scelto il latino per salutarvi e battezzare la nostra newsletter tenendo a mente tutto questo. E il nome Ratio perché è ciò che ci guida in questo percorso.
Tornando a noi: nel numero di oggi cominceremo a capire come si possa usare l’intelligenza artificiale per contrastare l’infiltrazione mafiosa nei comuni; vedremo i punti chiave del nuovo paper della Banca Centrale Europea sulle correlazioni tra smantellamento delle imprese legate alla mafia, prestiti bancari e produttività economica; e daremo un primo sguardo all’evoluzione del concetto di responsabilità di impresa dovuto alla Direttiva UE 2024/1760.
Buona lettura.
Kevin Carboni | Ufficio stampa Rozes |
Grandi numeri
2.166
È il numero di SOS relative a cripto-attività arrivate alla UIF nel primo trimestre del 2025, in crescita dal 2024 grazie al contributo dei VASP (+168% nel 2024).
Anticipare l’infiltrazione mafiosa con gli algoritmi

Recentemente, Rozes ha sviluppato il primo algoritmo al mondo capace di riconoscere nei dati contabili e nei comportamenti finanziari di un Comune similitudini con quelli sciolti per mafia, così da diagnosticare il problema prima che sia troppo tardi. Saving the Public Good: the role of accounting and procurement data in unveiling mafia infiltrations in Italian municipalities è il titolo del paper scientifico alla base del nostro nuovo algoritmo.
Per farci spiegare meglio il tutto, abbiamo intervistato il dottor Federico Longhin, coautore del paper assieme all’avvocata Ilaria Campagna, al professor Antonio Parbonetti dell’Università di Padova e al dottor Francesco Ambrosini. In questo numero di Ratio avremo risposta a due domande fondamentali per introdurre l’argomento, mentre nei prossimi affronteremo sentieri più tecnici e approfonditi.
Ciao Federico, da dove nasce l’idea di questo algoritmo? Che problema avete provato a risolvere?
Quando un comune viene sciolto per mafia è troppo tardi per recuperare i soldi finiti in mano alle organizzazioni criminali e ai loro amici. Così, nonostante il duro lavoro delle procure, ogni anno si perdono centinaia di milioni di euro di tasse e investimenti pubblici.
Calcolando al ribasso, perché alcuni comuni sciolti per mafia non depositano i loro bilanci, le amministrazioni “mafiose” hanno gestito 1,6 miliardi di euro di beni demaniali e riscosso 1,2 miliardi di euro di tributi tra il 2017 e il 2023. Risorse sottratte a tutti noi e usate per rafforzare il controllo sociale delle organizzazioni criminali sul territorio.
Fortunatamente, i comportamenti mafiosi tendono a essere ripetitivi e a replicare sempre le stesse irregolarità finanziarie: ciò li rende analizzabili, classificabili e prevedibili.
Così, sotto richiesta di un soggetto erogatore di finanziamenti pubblici, abbiamo sviluppato uno strumento oggettivo e predittivo, addestrato sui dati finanziari di 7.284 comuni italiani in un periodo di 7 anni, in grado di individuare in anticipo situazioni a rischio, come quelle legate a infiltrazioni mafiose. Un sostegno all’analisi qualitativa e istituzionale, basato sui dati e sulle evidenze empiriche, in ottica di prevenzione del rischio e tutela dell’interesse pubblico.
Qual è l’elemento innovativo del vostro lavoro?
Il nostro algoritmo rappresenta un cambio di paradigma rispetto al metodo di lavoro e ai risultati ottenuti fino a oggi, perché permette di diagnosticare in anticipo segnali di rischio, intercettando comportamenti anomali nei bilanci e nella gestione degli appalti. In questo modo, possiamo prevenire l’infiltrazione mafiosa, tutelare le risorse pubbliche e far risparmiare miliardi di euro. In più, miglioriamo il lavoro di analisti e analiste togliendo dalle loro mansioni le noiose operazioni di raccolta ed elaborazione dei dati, azzerandone i tempi e raddoppiando sia la produttività complessiva che il tempo a loro disposizione per dedicarsi all’analisi dei dati.
Meno mafia, più ricchezza per tutti: lo dice la BCE

Realizzato da Bruno Buchetti, Michele Fabrizi, Elisabetta Ipino, Ixart Miquel-Flores e dal nostro Antonio Parbonetti, il working paper della BCE Organized Crime and Banks: Assessing the Effects of Anti-Mafia Police Actions on Lending dimostra come smantellare imprese legate alla mafia generi impatti positivi sulle pratiche di prestito bancario e sull’intero l’ecosistema economico del territorio di riferimento.
Risultati chiave:
Le operazioni anti-mafia portano a un notevole aumento dei prestiti bancari alle imprese legittime, specialmente nelle regioni fortemente influenzate dalla mafia.
I volumi di prestito sono aumentati di circa 3,62 miliardi di euro nelle aree un tempo dominate da imprese collegate alla mafia impegnate in pratiche coercitive.
Anche i tassi di interesse salgono, a causa dei rischi percepiti più elevati. Questo è però vero principalmente per le banche estere, mentre gli istituti locali e nazionali riescono a mantenere tassi relativamente stabili, grazie ai legami con la comunità e migliore accesso a informazioni “soft”.
La produttività economica complessiva migliora significativamente nelle aree liberate dall'influenza mafiosa.
La ricerca evidenza quindi il ruolo critico della trasparenza e degli interventi anti-crimine mirati nel promuovere ambienti imprenditoriali sani, competitivi e innovativi. Sottolineando come le pratiche di compliance e analisi del rischio non siano solo noiose scartoffie burocratiche, ma contribuiscano effettivamente a creare maggior ricchezza.
Ridefinire il concetto di responsabilità di impresa

Con l’entrata in vigore della Direttiva UE 2024/1760, abbiamo chiesto all’avvocata Vera Scola di darci una panoramica su come sta cambiando il quadro normativo sulla responsabilità di impresa in Unione europea. Nel prossimo numero, invece, l’avvocata Ilaria Campagna ci racconterà più nel dettaglio come le aziende dovranno prepararsi alla Direttiva e quali saranno le implicazioni dirette sulle aziende.
Ciao Vera, cos’è la Direttiva UE 2024/1760?
In estrema sintesi, la direttiva conosciuta come Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD o CS3D), darà alle imprese piena responsabilità nel rispettare e attuare i doveri di diligenza, in tema di sostenibilità ambientale e diritti umani, lungo l’intera filiera delle loro attività.
Si tratta di un tassello fondamentale nel più ampio mosaico normativo dell’Unione europea che sta ridefinendo completamente il concetto stesso di responsabilità di impresa: si pensi infatti alle normative europee già in vigore, ad esempio in tema di protezione dei dati personali e intelligenza artificiale, che prevedono meccanismi simili di responsabilità “a caduta”. Il legislatore europeo sta infatti operando con un obiettivo molto chiaro: delineare una responsabilità di filiera sempre più estesa e capillare, che coinvolga anche gli attori medio-piccoli e dove la protezione dell’ambiente e i diritti umani siano prioritari.
Diventerà quindi obbligatorio, per moltissime aziende, mettere in atto tutte le misure necessarie a prevenire possibili impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente derivanti dalle loro attività. In quest’ottica, le imprese più virtuose diventeranno naturalmente più competitive, mentre quelle che non si adegueranno rischieranno di essere escluse dalle catene di approvvigionamento globali
A chi si applica?
Destinatarie della direttiva sono principalmente le grandi imprese, identificate come quelle società con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto mondiale sopra i 450 milioni di euro. In questo insieme rientrano sia le aziende europee, sia le imprese di paesi terzi che generano un fatturato significativo all’interno dell’Unione europea. Le piccole e medie imprese, invece, non rientrano direttamente tra i destinatari della normativa, ma saranno comunque chiamate ad adeguarsi ai nuovi obblighi qualora siano coinvolte nella filiera come partner commerciali delle grandi aziende.
Quando entrerà in vigore?
La direttiva è entrata in vigore nel 2024 e gli Stati membri sono chiamati a emanare le relative disposizioni attuative entro il 2026. Sarà comunque prevista un’applicazione graduale, con tempi diversi anche a seconda delle dimensioni e della natura dell’impresa, dal luglio 2027 al luglio 2029.
Quali effetti positivi vuole raggiungere?
Obiettivo della direttiva è rendere le imprese protagoniste della promozione di uno sviluppo economico più equo e sostenibile in Europa e nel mondo, incentivando le aziende ad affrontare la cosiddetta transizione ecologica e tutelare i diritti umani.
Tra le altre cose, promuove diritti per garantire condizioni di lavoro eque e dignitose anche nelle catene globali del valore, garantisce un facile accesso alla giustizia e ai mezzi di ricorso per le persone colpite da effetti negativi causati dalle imprese, prevede l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità nella governance societaria, richiede alle società di adottare e attuare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C, promuove la protezione, il ripristino e il miglioramento dell’ambiente contrastando pratiche che possano portare a una perdita della biodiversità e il greenwashing, riduce gli oneri finanziari e amministrativi che gravano sulle PMI, affronta le pratiche di acquisto dannose e le pressioni a livello di prezzo sui produttori, in particolare quelli più piccoli, nel settore agricolo e alimentare, a beneficio dei produttori agricoli con minore potere contrattuale e, infine, punta a creare condizioni di parità per le società al fine di evitare la frammentazione e garantire la certezza del diritto per le imprese operanti nel mercato interno.
Il sondaggio del venerdì
Come affronti i falsi positivi? |
Questo è il nostro primo sondaggio! In ogni numero pubblicheremo i risultati di quello precedente e i vostri commenti, se vorrete scriverci la vostra, ovviamente in forma anonima.